Edito dalla Red Press, Società Cooperativa con sede a Roma, che può vantare fra i suoi autori Valerio Gentile, Enrico Ciancarini e Giacomo Scotti, il nuovo libro di Silvio Antonini, documentalista e storico viterbese, rappresenta un altro importante “tassello” antifascista della collana “Unaltrastoria”. Il volume – 127 pp., ricco di fotografie dal 1936 ai nostri giorni – ricostruisce gli eventi della Battaglia di Cable Street, cioè la vittoriosa opposizione dell’East End londinese contro la provocatoria marcia fascista di Sir Oswald Mosley, leader dell’estrema destra britannica, e delle sue camicie nere. Grande ammiratore del fascismo italiano – tanto da emularne il colore della divisa, la camicia nera, e il saluto romano – Mosley fondò la British Union of Fascists (BUF) nell’ottobre del 1932, poco dopo un incontro con Benito Mussolini. Il programma dei fasci d’oltremanica era sintetizzato nel “Fascism, 100 Questions, Asked and Answered”, una miscela di corporativismo, protezionismo e populismo. Sulla questione emigrazione Mosley era categorico: “Tutta l’immigrazione va fermata”, in pratica la Gran Bretagna ai britannici. L’organizzazione paramilitare della BUF era rappresentata dalle Blackshirts, migliaia di giovani in camicia nera, appunto, addetti al servizio d’ordine e sempre disposti alla violenza contro gli avversari. Con migliaia di queste camicie nere, Mosley progettò una dimostrazione in direzione dell’East End, una zona di Londra abitata in gran parte, ma non esclusivamente, da ebrei. Il fatto poi che l’East End fosse una roccaforte dei sindacati e dei partiti di sinistra – laburisti e comunisti – induceva Mosley e i fascisti a una prova di forza in quella direzione. Preceduta dai “fatti dell’Olympia” – un raduno fascista nell’ovest di Londra che sfociò in violenze delle camicie nere e della polizia contro gli antifascisti giunti per protestare – la Battaglia di Cable Street del 4 ottobre 1936 rappresentò una sconfitta epocale del fascismo britannico, che si inseriva nel più ampio contesto dell’antifascismo europeo (la Guerra civile spagnola, i Fronti popolari).
L’innalzamento delle barricate, che si rivelarono inespugnabili, la mobilitazione di decine di migliaia di persone contro i fascisti e la polizia che li scortava, impedì alle 5.000 camicie nere di marciare nell’East End, come era nelle loro intenzioni. Massiccia e formidabile fu la partecipazione delle donne agli scontri, sia sulle barricate, sia dai balconi e dall’alto delle abitazioni, da cui lanciavano gli oggetti più disparati contro gli uomini in camicia nera e la loro scorta in divisa. Per questi ultimi, di fronte a tanta determinazione a resistere, non si profilò altra soluzione che la ritirata e dunque la sconfitta.La Battaglia di Cable Street, nella quale si distinsero particolarmente i comunisti, ebbe l’effetto di indurre il Parlamento britannico a emanare un provvedimento con cui si vietava l’uso di divise e uniformi che esprimessero una precisa collocazione politica. Era il 1937 e solo 3 anni dopo la BUF veniva messa definitivamente al bando. Di fronte al riemergere di gruppi neo-fascisti nel Regno Unito, negli anni settanta e ottanta del Novecento, le nuove mobilitazioni antifasciste della Anti Nazi Legue e poi della Antifa, hanno conseguito importanti vittorie, come la Battaglia di Lewisham (1977), che presenta affinità con quella di Cable Street, della quale ha certamente raccolto la grandiosa eredità.
Il libro di Silvio Antonini, che abbiamo già incontrato con l’ottimo lavoro sugli Arditi del popolo viterbesi (“Faremo a Fassela”, edito da Sette Città), verrà presentato all’Osteria “Ottavarima” di Sorano domenica 26 novembre a partire dalle ore 17. Oltre all’autore, interverrà anche il sottoscritto.
Franco Dominici