VOTO: 10 Inauguriamo questa nuova rubrica con un testo uscito per l’editore Effigi lo scorso Marzo 2018. Un libro importante perché tratta l’aspetto della vita privata di un grande poeta della letteratura italiana, legato alla nostra Maremma, Mario Luzi. L’autrice del libro è Maria Modesti insegnante di lettere in pensione, poetessa, drammaturga e scrittrice. Inoltre amica del poeta. “Sui passi di Mario Luzi con Prefazione di Marco Nereo Rotelli” è un libricino che si legge tutto d’un fiato ma nel quale ritroviamo lo sguardo del poeta nato e vissuto per un certo periodo di tempo a Semproniano. L’idea di scrivere questo testo è stata del tutto casuale, ha raccontato nella presentazione presso la Biblioteca Morvidi di Manciano l’8/06/2018. L’autrice si era infatti incontrata con degli amici e l’editore Papalini a Bagno Vignoni (SI) e chiacchierando è arrivata la richiesta di scrivere un suo punto di vista su Luzi. Alla fine ha accettato e si è messa a ripercorre tutto il percorso della sua vita nel legame con l’uomo. Modesti ha avuto un’ammirazione prima e una amicizia dopo con il poeta Luzi. Decise di inviargli una sua raccolta di poesie, seguendo il consiglio di un amico. Lei che come dice nel libro era una insegnante di provincia, ma che cercava di evadere frequentando il Centro Internazionale Eugenio Montale di Roma, aveva sempre scritto e proprio in funzione di questo cercò di inviare un suo testo al poeta per averne un’opinione. La poetessa dunque incontrò Luzi il 15 marzo 1988 presso la sua casa fiorentina e da lì iniziò un dialogo tra i due. Un dialogo possibile grazie alla prevalente umiltà e capacità di immedesimarsi nell’altro dell’autore. Ebbe un grande riscontro sul suo lavoro, perché il poeta aveva capito che la poesia era un fatto naturale per la professoressa Modesti. L’estate ritornava a Samprugnano (come si chiamava ai tempi), alla sua terra d’origine, nato il 20 ottobre 1914, attraversando i paesaggi che appartengono al nostro immaginario. Così li descrive Modesti sui racconti di Luzi a pg. 27 “[…] il treno da Castello fino a Firenze, il cambio per Siena, la stazione di Monte Amiata, la corriera (“il postale”) lungo le strade tortuose di montagna, attraversando Seggiano, Castel Del Piano, Arcidosso, Le Aiuole, la vecchia miniera e La Bella, i tornanti fino alla Triana, dove c’era la sosta per l’osteria. […]”. Nonostante la fatica era un viaggio piacevole perché permetteva a Luzi di ritrovare la sua famiglia. Sua nonna era di Saturnia – la Memma -. Lui amava i dolci tipici del luogo, come gli zuccherini, che Maria stessa gli portava. O ancora quando, ormai famoso, si addentrava in Maremma, passava dall’amico Lido Pellegrini che aveva un’osteria alla Sgrilla dove discutevano di poesia. Si concedeva poi alla vita mondana in città, trascorreva le serate con gli amici intellettuali alle Giubbe Rosse di Firenze, dove aveva conosciuto anche Eugenio Montale e molti altri scrittori. Pubblicò nel 1935 la prima raccolta poetica La Barca. Dopo anni iniziò a passare molto tempo a Pienza. Una terra d’ispirazione, dove amava stare, scrivere, uscire sulla piazza a chiacchierare con gli amici o fare lunghe passeggiate nelle campagne circostanti, dove i paesaggi si dilungavano verso la Val d’Orcia e anche verso il Monte Amiata, tanto caro. Meravigliosa la descrizione che Modesti ci fa della figura di Luzi, visione emersa da un pomeriggio passato a chiacchierare in un bar di Pienza “[…] me lo figuravo come un cavaliere d’altri tempi, un hidalgo, un po’ donchisciottesco, se non altro per la figura, alta e magra, per il viso asciutto, mentre le crete, che erano visibili dalla balaustra del giardino rinascimentale, d’un tratto mi ricordarono la Mancia con la terra arida e bruciata dal sole nei mulinelli di polvere alzati dal vento nell’aria torrida, in una distesa sconfinata”. (pg.40). Un racconto che si può leggere in tre ore pomeridiane, accompagnati dalla calura estiva o magari dal fresco di una notte stellata. È il ritratto di un personaggio importante, che troviamo nei libri di scuola, un punto di riferimento poetico, descritto però nella sua quotidianità. Dalla casa ai gusti sul cibo, dagli amici al suo sguardo intimo verso la Maremma. È un racconto di un uomo. È un racconto di poesia.
Poesia di Mario Luzi
La corriera
La corriera procede a strappi, muglia.
Chi nativo di qui ravvisa il giogo
cima per cima segue in lontanza
tutta l’azzurra cavalcata; il vento
profila i primi monti
bruciati dall’altezza,
fa livido il colore
più cenere che fiamma
che ha il querceto d’inverno
su queste terre d’altipiano,
sferza, ostacola i muli sulla tesa,
stride sui cumuli di brace. Gli altri,
chi recita il breviario a voce bassa,
chi sonnecchia, chi parla dei suoi traffici
di buoi, di lana, di granaglie e volge,
se volge, un occhio disattento al vetro.
Sediamo qui, persone nel viaggio,
smaniosi alcuni dell’arrivo, alcuni
volti tutti all’indietro, chi sospeso.
Il pecoraio mette in fila il branco,
lo stringe alle pareti del rialto,
libera il passo, la corriera avanza
e sballotta le teste e le cervici.
Chiudo e apro gli occhi sopra questo lembo
di patria, stretto contro lo schienale
ascolto questa gente, questo vento,
vivo per mediazione dei miei simili
più di quanto lo sia in carne ed ossa.