I libri Effigi su Manciano, Pitigliano, Sorano.

Riusciremo a salvare la Chiesaccia di Vitozza?

WhatsApp Image 2020-12-29 at 14.53.45E’ stato lo scorso anno, a ottobre, che ci siamo accorti del pericolo di distaccamento di vari blocchi di tufo sovrastanti la porta est di accesso alla “Chiesaccia” di Vitozza, quella che dà sulle sorgenti del fiume Lente. A ottobre del 2019 accompagnai il gruppo grossetano “APE Maremmana” per un’escursione nella città rupestre e presso le sorgenti del fiume, dove si trovano i resti, peraltro imponenti, dell’acquedotto post-unitario Vitozza-Sorano. Per pranzo facemmo sosta in prossimità dei resti della chiesa e così ci rendemmo conto del potenziale pericolo di crollo nella parte superiore dell’accesso orientale. Dico potenziale, semplicemente perché il distaccamento non era così accentuato, come lo è oggi, comunque già allora preoccupante e provocato da radici di fico selvatico, pianta che purtroppo ha attecchito in altri tratti del perimetro murario del monumento, rischiando anche altrove di compromettere la stabilità dei tufi.
Mi recai a Sorano e in Comune, se non altro per senso civico, e qui parlai con varie persone, che non sto a elencare, semplicemente perché “verba volant”. Siccome però “scripta manent”, inviai due mail, la prima delle quali il 31 dicembre 2019, a cui mi fu risposto il giorno 15 gennaio 2020. Nel testo, che conservo, si asseriva che era stato avvisato l’ufficio competente e che, cito le testuali parole: “sarà nostra cura effettuare lavori di messa in sicurezza il prima possibile, cercando di rimuovere le radici della pianta e risanando la porta e opere murarie”.

Il 22 gennaio, dopo una passeggiata a Vitozza, scrivo una seconda mail:
“ […] sono passato per Vitozza e vedo, non senza stupore, che non c’è nulla che segnali la pericolosità del muro in questione. Oggi ho trovato due ragazze di San Quirico che mi hanno detto di essere passate sotto quell’arco senza rendersi conto del pericolo (le ragazze sono M. D. e D. V.). Immagino che il Comune abbia tanti impegni, ma mi auguro che questo problema sia risolto in breve tempo, per evitare rischi alle persone e per rispetto verso i resti della più grande chiesa medievale del nostro territorio, che data almeno dal 1270”.
Saluti
Franco Dominici 

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Nessuna risposta. Poi il lockdown. Poi l’estate, con centinaia e centinaia di visitatori, ma nemmeno un cartello con cui si avvisasse del pericolo, non sto parlando di sistemare il danno, figuriamoci! Sull’entità dei visitatori a Vitozza dell’estate appena trascorsa, chi vuole può chiedere a qualsiasi sanquirichese, se eventualmente non si fidasse di ciò che scrivo. E’ andata bene, il muro ha retto, anche se è vistosamente inclinato…nessuno si è fatto male, fortunatamente.
Finalmente qualcosa si è mosso una settimana fa, cioè dopo un anno! Casualmente ho commentato un post in cui si parlava di uffici postali (anch’essi ormai ridotti al lumicino nel soranese, se non scomparsi, come quello di San Quirico, frazione, guarda un po’, più popolata del territorio comunale), il sindaco ha risposto e ho colto l’occasione per informarlo dello stato della “Chiesaccia”, con i rischi annessi e connessi. Morale della favola: il perimetro del monumento è ora circondato da apposito nastro e da cartelli che avvisano del rischio di crolli.
Bene, un primo passo è stato fatto. Almeno se adesso cade qualche sasso in testa a qualcuno, la responsabilità sarà solo sua… Per il secondo step, cioè per il necessario restauro, dovremo aspettare un altro anno?
Ritengo doveroso ricordare che quella di Vitozza è, se non l’unica, la più imponente chiesa medievale del Parco Archeologico “Città del Tufo”, che fu istituito con soldi pubblici a metà degli anni novanta del secolo scorso. Dunque, riusciremo a evitare i crolli nel perimetro murario della “Chiesaccia”? Perché se è importante ripulire i sentieri, organizzare passeggiate e grigliate, è ancor più rilevante e doverosa la salvaguardia dei resti che le civiltà precedenti ci hanno lasciato, la cui cura, il cui rispetto, evidenzia, senza mezzi termini, il nostro grado di civiltà e sensibilità.
Infine una “manciata” di sano campanilismo, che male non ci sta in questo frangente: se fosse successo alla fortezza di Sorano oppure, che so, alla rocca di Castell’Ottieri, avremmo aspettato un anno per vedere segnalato il pericolo? E quanto tempo, eventualmente, per eliminare il danno?!

Prof. Franco Dominici