A Pitigliano e nel suo circondario è ben nota la fiera annuale che si svolge il 29 settembre, tanto che tutti la conoscono come la “Fiera del 29”. Mi è capitato di scoprire che questa fiera ha radici molto antiche, infatti fu istituita nel 1518 dal conte Ludovico Orsini. In tal modo la “Fiera del 29” si qualifica tra le fiere tradizionali più antiche in Toscana e probabilmente come la più antica in Maremma. Infatti è ben difficile che nel grossetano ci sia qualche altro luogo che possa fregiarsi di una fiera durata ininterrottamente per cinque secoli. La fiera di Pitigliano al tempo degli Orsini si teneva intorno alla ricorrenza della Madonna di Mezzagosto (15 agosto); nel 1581 il conte Alessandro Orsini dispose che la fiera di merci e bestiame durasse ben quindici giorni, dall’8 al 22 agosto, probabilmente per aiutare economicamente i propri sudditi, fortemente provati dall’epidemia del 1580, che aveva provocato molti morti e aveva portato a fare voto alla Madonna delle Grazie di effettuare una ogni anno una processione a tale santuario, altra tradizione ininterrotta da quell’epoca. Poco dopo però, nel 1589, la fiera fu ristretta a sette giorni dal 12 al 18 agosto e successivamente nel tempo ci furono altri spostamenti di data: ai primi di agosto, poi dal 28 al 30 agosto nel 1672 sotto la dominazione medicea, infine la fiera si fissò al 29 settembre verso la fine del ‘600. In quest’epoca la fiera di Pitigliano si collegò strettamente alla Confraternita dei Faccendieri, piccoli imprenditori di campagna che si occupavano della semina su buone estensioni di terreno e della commercializzazione del grano. Furono i Faccendieri a restaurare l’antica chiesetta di S.Rocco, posta fuori dell’abitato di Pitigliano e ormai in abbandono, che serviva come “confortatorio” dei condannati a morte, i quali venivano giustiziati nei pressi della chiesa. Ma la chiesa restaurata perse il titolo di S.Rocco e acquistò quello di S.Michele Arcangelo, protettore dei Faccendieri, la cui festa era appunto il 29 settembre; così i Faccendieri chiesero ed ottennero di spostare la data della Fiera di Pitigliano a quel giorno, che secondo gli Statuti segnava anche la data di inizio della vendemmia, di particolare importanza in un centro come Pitigliano, dove la coltivazione delle vigne e la produzione del vino avevano consistente rilievo. Lo spostamento della Fiera di Pitigliano al 29 settembre, festa di S.Michele Arcangelo, portava a far coincidere le due manifestazioni con indubbio beneficio per ambedue, per i Faccendieri stessi e per gli altri agricoltori di Pitigliano, che potevano così più facilmente vendere i loro prodotti, compreso il bestiame, dato che la Fiera pitiglianese era qualificata appunto come “fiera di merci e di bestiame”. Così furono i Faccendieri ad assumere la gestione della festa con iniziative collaterali alla fiera, la quale ne usciva a sua volta rafforzata.
I Faccendieri infatti eleggevano ogni anno i “Signori della Festa”, i quali per renderla più decorosa e attirare maggior concorso di gente, organizzavano varie manifestazioni e divertimenti tipici dell’epoca, come una gara di corsa per uomini, la giostra, una gara di lotta e altri giochi, a cui destinavano interessanti premi. La Milizia della Contea di Pitigliano, finchè non fu abolita nel 1753, nei giorni della Fiera pensava a vigilare, garantire la sicurezza e ad evitare disordini. Nell’occasione della festa e della fiera non potevano mancare le manifestazioni religiose: presso la chiesa di San Michele si celebrava una Santa Messa solenne con la partecipazione di tutto il Capitolo della Chiesa Collegiata di Pitigliano e si effettuava una processione con la bella statua indorata dell’Arcangelo, che veniva trasferita dalla chiesetta alla Collegiata di San Pietro, dove i Faccendieri a loro volta avevano una cappella, anch’essa intitolata a San Michele, per la quale nel 1724 fu commissionato un quadro al pittore pitiglianese Francesco Zuccarelli. Nel ‘700 le riforme illuministiche del Granduca Pietro Leopoldo di Lorena ebbero incidenza anche in ambito ecclesiastico e nel 1785 vennero soppresse varie corporazioni religiose (cappelle, conventi, opere pie ecc.), comprese le confraternite, sostituite tutte da una sola Confraternita locale di Carità. Così venne soppressa anche la Confraternita dei Faccendieri ed ebbe termine lo stretto legame che c’era stato fino ad allora tra la Confraternita, la chiesetta di San Michele e la “Fiera del 29”, tanto più che già dalla metà del ‘700 la chiesa di San Michele cominciò ad essere utilizzata per sepolture, diventando il vero e proprio cimitero di Pitigliano fino al 1840, quando venne realizzato nelle sue vicinanze il nuovo camposanto, ancora oggi esistente. Nonostante gli sconvolgimenti del periodo seguente dovuti alla Rivoluzione Francese seguita dall’Impero napoleonico, la “Fiera del 29” mantenne la sua esistenza anche nell’Ottocento, continuando ad attirare a Pitigliano molta gente dai paesi della Maremma e dall’Amiata, dal senese e più ancora dal vicino Lazio, compreso nello Stato Pontificio fino al 1870. Un certo incremento derivò dall’apertura nel 1844 della Via Traversa o Via Pitiglianese, voluta e finanziata dal Granduca Leopoldo II per congiungere la Francigena o Cassia all’Aurelia, passando per Pitigliano. Il concorso di molte persone alla “Fiera del 29” però attirava anche malviventi e ne abbiamo un esempio nella Fiera del 1855, quando i gendarmi di Pitigliano arrestarono due vetturali per spaccio di monete false durante la fiera, chiusero in guardina un altro suddito pontificio per ubriachezza e molestie, ma non riuscirono a trovare il ladro, che aveva rubato una pezza di velluto ad un merciaio ambulante di Santa Fiora. Quell’anno 1855 fu particolarmente difficile perchè Pitigliano fu colpito da una tremenda epidemia di colera, che causò molti morti, per il seppellimento dei quali venne di nuovo destinata la chiesetta di San Michele Arcangelo. La fiera del 29 settembre dava anche occasione per celebrare in quella data particolari avvenimenti; ad esempio il 29 settembre 1870 fu inaugurato a Pitigliano il Teatro Salvini; il 29 settembre 1905 Casimiro, giovane figlio del possidente Bernardino Martinucci, presentò in piazza la prima automobile con ammirazione dei pitiglianesi e dei forestieri presenti alla fiera. La “Fiera del 29” fino agli anni ’70 circa si svolgeva per le merci da piazza Petruccioli a piazza S.Gregorio VII, impegnando tutto il centro storico di Pitigliano fino al Duomo; il bestiame invece veniva sistemato lungo la sponda del torrente Prochio, dove oggi si trova il mattatoio; Evandro Baldini ricorda però che in precedenza le fiere di bestiame si tenevano in piazza della Repubblica, tenendo gli equini nella parte a nord, le bestie vaccine nella parte a sud presso la Fontana. Da alcuni decenni la “Fiera del 29” ha trovato collocazione nella parte nuova di Pitigliano, da piazza del Mercato fino a Largo S.Anna e vie adiacenti. La chiesetta di San Michele Arcangelo, che dopo varie vicende era stata adibita ad usi profani, era andata progressivamente in degrado fino a subire negli anni ‘90 la caduta di una porzione del tetto, cui fu posto qualche rimedio, e poi nel 2006 il crollo di parte dell’abside con il coinvolgimento dell’antico altare barocco. Di fronte al rischio della scomparsa di questo piccolo monumento, che costituisce un pezzo importante della storia di Pitigliano, l’Amministrazione comunale di Pitigliano decise di intervenire con lavori di somma urgenza e dopo aver consolidato l’edificio si è proceduto al restauro della chiesa di San Michele, che si può dire completato, sebbene sia ancora necessario un intervento specialistico per sistemare completamente l’altare barocco. L’edificio rimesso a nuovo è stato inaugurato l’8 dicembre 2017 ed è diventata un ambiente polivalente, finalizzato ad ospitare iniziative sia dell’Amministrazione Comunale che di Enti e Associazioni economiche e culturali di Pitigliano, compresi convegni, congressi, mostre e altre attività di carattere culturale e sociale.
Angelo Biondi