Sono apparsi casualmente, fra vecchie scatole e oggetti d’altri tempi, foto antiche e monete fuori corso. Hanno attirato subito la mia attenzione quei grandi fogli: pagine con i bordi forati, copie provenienti dall’Istituto Centrale di Statistica, dove ha lavorato per decenni mio suocero Enrico Travagli, pitiglianese, uno dei tanti emigrati a Roma negli anni Cinquanta del secolo scorso. Li leggo incuriosito, perché sono la carta d’identità del Comune in cui vivo e lavoro, con dati riferiti, però, ai primissimi anni 80 del Novecento. All’epoca, cioè nel 1980-1981, terminavo gli studi all’Istituto commerciale “Zuccarelli”, retto dal preside Nieri, per avventurarmi poco dopo a Roma, dove quasi casualmente m’iscrissi all’Università. Io la Pitigliano di allora me la ricordo bene: il cinema, le osterie nel centro storico e poi i giovani, tanti giovani, provenienti da tutti i paesi e comuni dei dintorni, che frequentavano la mia stessa scuola. A Pitigliano, ogni mattina, arrivavano almeno 4 o 5 autobus pieni di ragazze e ragazzi: dalle pendici dell’Amiata (Castell’Azzara), da Semproniano, da Manciano, da Sorano, per frequentare i corsi di geometra o ragioniere. Da questo punto di vista, ma non solo, Pitigliano era al vertice gerarchico degli insediamenti umani limitrofi, una sorta di “località centrale”, per dirla con il geografo tedesco Walter Christaller.
Ma passiamo ai dati, quelli relativi al Censimento industriale e commerciale del 1981, una rilevazione di tipo economico che si svolge contemporaneamente a quella della popolazione, che qui riproduciamo attraverso una fotografia, a garanzia di una migliore e completa lettura dei dati.
Fotografia della statistica economica
Passiamo all’aspetto “umano”, cioè della popolazione. Su una superficie di 102 Km quadrati, la stessa di oggi, nel 1981 erano residenti a Pitigliano 4.297 persone, con una densità di 43 abitanti per Km quadrato. Rispetto al precedente Censimento della popolazione (1971), che aveva registrato 4.463 cittadini residenti, vi era stata una variazione in negativo del 3,7%. Se si torna indietro di altri 10 anni, al 1961, la variante negativa è del 12,2%, perché nei primissimi anni Sessanta i pitiglianesi erano 4.895. Nel 1981 erano nati 29 bambini, ma i morti avevano raggiunto le 66 unità; gli iscritti dall’estero erano 1 e i cancellati per l’estero ugualmente 1; gli iscritti da altri Comuni 106, mentre i depennati per altri Comuni 79. I dati relativi alle nascite e alle morti del 1982 e del 1983 evidenziano un continuo saldo negativo: 33 contro 74 il primo anno e 24 contro 61 il secondo.
Oggi Pitigliano ha una popolazione di 3.744 abitanti, con una densità di 36 esseri umani per Km quadrato. Nel 2017 sono nati 9 bambini e i morti sono stati circa 60. Un trend estremamente negativo questo, che ha comportato una riduzione di oltre 500 abitanti dal 1981 a oggi. Un dato apparentemente positivo sembrerebbe l’immigrazione da altri comuni o paesi limitrofi (circa 30 – 35 unità di recente), ma ciò comporta senz’altro uno spopolamento dei territori circostanti e un loro abbandono, con le immaginabili conseguenze. E’ necessario, dunque, che le Amministrazioni (non solo quella di Pitigliano, ovviamente, per restare in Val di Fiora e non solo i piccoli Municipi), intraprendano con decisione una politica contro la denatalità, necessaria alla sopravvivenza anche di quest’area della Toscana meridionale. Perché se di una cosa possiamo essere certi a questo punto, è che non corriamo alcun rischio d’invasione. Anzi, esattamente l’opposto.