Conclusa da poco la mostra del pittore soranese a Siena: 20 tavole in mostra al Palazzo San Niccolò
Nel nostro giornale abbiamo parlato tante volte delle unicità della nostra terra, dai paesaggi alla natura, dalle persone che vi abitano alle attività che vengono svolte. E ancora una volta proponiamo qualcosa di inaspettato e particolare. Questa volta parliamo di una persona. Un giovane nato e cresciuto a Sorano, studi umanistici, laurea in Lettere, insegnante e pittore.
Fabio Capoccia, classe 1986, da anni ormai si è dedicato alla pittura e ha prodotto delle tele importanti, ha esposto le sue opere già in diverse occasione principalmente tra Sorano e Roma. E osservare i suoi lavori è interessante e apre numerosi spunti di riflessione nonché d’emozione. L’ultima e importante mostra in ordine di tempo è quella che ha organizzato presso il Palazzo San Niccolò di Siena dal 3 al 31 maggio. Una mostra di 20 tavole dislocate nell’atrio dell’odierna facoltà di Lettere e Ingegneria dell’Università di Siena dal titolo “May-day”. La mostra in realtà ha riscosso un ulteriore successo perché il Rettore dell’Università di Siena ha concesso che 9 tavole della mostra –quelle appese alle pareti – potranno restare per un tempo maggiore in esposizione; c’è ancora tempo dunque per godersi la mostra dal vivo. Il luogo già di per sé è carico di messaggi e di sensazioni: un tempo infatti era sede dell’ospedale psichiatrico di Siena oggi invece delle due importanti facoltà. Il tema delle opere è quello della contesto urbano e suburbano di città e periferie e il tema della migrazione e della barbarie. Un grido che passa attraverso tecniche diverse e colori disposti sulla tavola.
Il titolo stesso, che ricorda la parola usata in radiofonia da un’imbarcazione o da un velivolo per indicare un’immediata necessità di aiuto, ci porta immediatamente ad una richiesta d’aiuto dei nostri tempi. Giorni fatti di tragedie quotidiane, guerre, povertà, fame, disequilibri e incomprensioni. Non solo nei paesi lontani e più disagiati ma nelle stesse città occidentali, quelle che abitiamo e che all’apparenza sono così luminose e ordinate. E allora immaginatevi pure un viaggio attraverso i corridoi dell’edificio senese che ospitano le opere di Capoccia. I cavalletti o le pareti che accolgono le sfumature del tempo odierno. I colori, i profili, le linee e le curve ci coinvolgeranno nella difficile decifrazione del tempo presente, così ambiguo così contraddittorio. Sarà come camminare per le strade delle metropoli americane o delle città italiane. Incontreremo i nostri mostri e quelli che abitano le vite delle altre persone. Demoni interiori o mostruosità reali come quelle perpetrate dall’Isis o dalle guerre che si stanno combattendo, fino al dolore dei campi profughi. Tele che ci mettono di fronte ai drammi del nostro tempo e verso i quali non dovremmo esimerci almeno dal riflettere, proprio come fa con la sua arte Fabio Capoccia. Non mancava però al centro dell’atrio il quadro che riproponeva una Pietà. E forse era lì per la speranza e per ricordarci che l’essenza dell’umano resta e deve restare. E forse il segreto dell’umanità, come già tanti hanno detto, sta nella scoperta della Bellezza. E finché ci sarà qualcuno che si dedica all’arte in qualsiasi forma essa sia, ci si potrà salvare.
Per informazioni: www.fabiocapoccia.com