Per la rubrica “Storie belle” apriamo questo 2020 con una grande notizia: lo scorso mese di dicembre nella piccola frazione di San Giovanni delle Contee nel comune di Sorano ha riaperto la storica osteria del paese. La notizia di per se non avrebbe niente di eccezionale se non fosse che tutto questo è stato possibile grazie al lavoro della cooperativa di comunità di San Giovanni e a un progetto di finanziamento della Regione Toscana.
Abbiamo incontrato Tiziana Peruzzi (che oltre ad essere una delle fondatrici della cooperativa di comunità di San Giovanni delle Contee è assessore al turismo del Comune di Sorano nonché abitante della piccola frazione) per farci raccontare questa bella storia fin dal suo inizio per arrivare alla riapertura dell’Osteria Maccalè.
Questa storia ha un punto di partenza preciso: gli abitanti di San Giovanni delle Contee
Diciamo che a un certo punto nella nostra frazione abbiamo deciso di fare qualcosa per noi, ci siamo riscoperti comunità. Viviamo in questo paesino dove non mancano le bellezze della natura e la vita tranquilla ma sicuramente le prospettive per i giovani e non solo sono poche.
Lo spopolamento degli ultimi anni, l’inevitabile depauperamento dei servizi essenziali con il progressivo aumento dell’età media della popolazione locale avevano trasformato San Giovanni delle Contee in un luogo che stava perdendo la sua vivacità.
Così abbiamo deciso di fare qualcosa per il paese e per noi. Mesi fa abbiamo costituito la cooperativa di comunità tra i cittadini della frazione con l’obbiettivo principale di ridare un po’ di vita alla nostra frazione e soprattutto di riaprire la storica osteria del paese, un luogo storico e centrale per la comunità che purtroppo aveva chiuso i battenti qualche anno fa.
Come è stato possibile arrivare alla riapertura dell’osteria?
È stato un progetto ambizioso che la regione Toscana ha deciso di finanziare per una parte importante. Si tratta di uno dei 24 progetti finanziati dalla giunta regionale a partire dal dicembre 2018 per ovviare allo spopolamento delle aree e dei piccoli borghi. Una volta approvato il progetto grazie anche al proprietario del fondo che ha fatto dei lavori di ristrutturazione importanti abbiamo potuto riaprire l’osteria.
Inutile dire che questo ha cambiato la vita del piccolo paese e della nostra comunità, centrando in pieno l’obbiettivo del progetto promosso dalla regione. L’osteria è un centro di aggregazione per tutto il paese, per le campagne circostanti e, perché no, anche per i turisti. Aperta tutti i giorni funziona sia come bar, sia come trattoria per mangiare proprio come facevano le osterie di un tempo. Attualmente siamo in tre a gestirla, tutti membri fondatori della cooperativa, ma intorno gravitano anche altre persone. Evidente che questo progetto ha permesso la creazione anche di qualche posto di lavoro.
Parliamo della ristorazione, non si tratta della classica osteria giusto?
Questa è forse la cosa più particolare alla quale noi sangiovannesi teniamo di più. Abbiamo fatto una ricerca storica dei piatti con gli anziani del posto andando proprio casa per casa per riscoprire antiche ricette che adesso non esistono più. Così se venite a mangiare all’osteria oltre ai piatti tipici potete trovate tanti piatti unici riscoprendo la storia della nostra comunità. Potrete assaggiare i “Ceciarelli”, una minestra di fagioli e pasta fatta in casa con un procedimento tutto particolare poiché si fa in due giorni (una specie di Ribolllita, diciamo) ma con alcuni segreti che c’hanno confidato le signore ma che naturalmente non possiamo rivelare. I “Rivolti”, che sono tipo delle Crepes fatte con il sugo all’aglione che dalle nostre parti si usa molto. I “Budellini”, gli “Zampucci” tutti piatti che hanno bisogno di una cottura molto lenta e a fuoco basso. È questa un po’ la particolarità, far mangiare si la gente ma allo stesso promuovere la storia e le tradizioni attraverso la cucina.
Perché osteria Maccalè?
Il nome deriva da una singolare storia attribuita a Felice Orienti, un abitante del nostro piccolo borgo soprannominato appunto Maccalè, storpiatura linguistica della cittadina etiope di Macallè, luogo dove Felice si recò durante i primi anni del novecento.
Progetti futuri legati alla cooperativa di comunità e all’osteria?
Sicuramente l’Albergo Diffuso e la Bottega della Salute. Il primo è un progetto che prevede l’utilizzo delle case sfitte (che ci sono qui a San Giovanni delle Contee in seguito allo spopolamento del paese) come strutture alberghiere per il pernottamento. La bottega della salute è invece un luogo (sempre nei locali dell’osteria) dove vengono aiutati i cittadini con alcuni servizi primari per la persona (esempio le ricette per gli anziani). Inoltre vorremmo ampliare il punto vendita dell’osteria con prodotti del territorio e utilizzarla un po’ come info point. Organizzare eventi come degustazioni (che già abbiamo fatto) e serate a tema.
L’entusiasmo è quello giusto, l’inizio è stato promettente ci piacerebbe essere da esempio anche per altre realtà come le nostre che rischiano di scomparire se non si interviene.