Ti Amo Maremma fin dove al mar ti sposi e ti vesti di tramonti..
Una frase questa che si arricchisce di significato ogni volta che si ammira uno degli infiniti panorami che modellano la nostra terra.
L’Alta Tuscia e la bassa Maremma, culturalmente e paesaggisticamente una sola parola: Maremma Tosco Laziale. Due regioni, il fiume Fiora, un confine immaginario, una sola skyiline..
Una terra ancora intatta, da sempre tagliata fuori da rotte commerciali o da siti industriali, divenuta negli ultimi decenni meta turistica di qualità, anche per le sue bellezze naturalistiche, archeologiche e le sue eccellenze agroalimentari. E tuttavia una terra da difendere, ancora una volta. Prima l’Alta Tuscia Viterbese e ultimamente anche la bassa Maremma Grossetana sono state prese d’assalto da un enorme pericolo, forse il più grave degli ultimi decenni. Decine e decine di progetti di eolico e fotovoltaico industriali, proposte da ditte private che operano con capitali pubblici (fondi PNNR) e che in nome di una cosiddetta emergenza climatica propongono progetti ed espropriano terreni per una presunta pubblica utilità, realizzando mega impianti dai quali trarre profitti privati.
Già da una prima riflessione pare assurdo proporre l’introduzione di pale alte 200 metri e larghe 160 in una terra poco antropizzata, dove l’edificio più alto è il campanile della chiesa, che al massimo può misurare trenta metri. Eppure sul portale del ministero della transizione energetica continuano a piovere progetti di eolico e fotovoltaico, un cumulativo impressionante. Valentano, Farnese, Cellere, Ischia di Castro, Onano, Montalto di Castro, Manciano, Pitigliano, Sorano eccetera. In questi mesi i progetti proposti lungo la valle del Fiora, sia nel Lazio che nella Toscana hanno messo tutti sul piede di guerra, amministrazioni, comitati, cittadini, aziende, tutti uniti nel dire no a questa pesante invasione mossa da multinazionali del settore energetico che (da quanto si è potuto constatare leggendo le carte dei progetti), risulta evidente che non conoscano la zona, ma soprattutto non hanno tenuto conto delle enormi criticità presenti a livello paesaggistico, naturalistico, archeologico, agroalimentare e turistico.
Per fortuna il territorio non è stato a guardare e si è subito attivato per respingere una tale insopportabile invasione. Molto importante il lavoro del Comitato Ambiente e Salute Tuscia (Farnese, Ischia di Castro) che ha prodotto delle osservazioni estremamente articolate e pertinenti e al Comitato MaremmAttiva che è riuscito a ufficializzare con grande impegno il dissenso della popolazione, raccogliendo e pubblicando sul box dedicato più di millecinquecento osservazioni dettagliate contro i tre progetti eolici presentati da Sorgenia, RWE renewables e da Visconti srl. Attualmente l’impegno di tutti è concentrato sul nuovo progetto riguardante la zona del Monte Elmo, nel comune di Sorano. In questo caso l’amministrazione comunale, da poco insediata, ha già manifestato la propria contrarietà al progetto, e in collaborazione con i comitati e cittadini sta elaborando le osservazioni per questo ultimo progetto di eolico industriale, da consegnare entro il 20 ottobre. In questi mesi si è abbondantemente parlato di quanto questi mega progetti siano impattanti e deleteri per il territorio, a partire dalle enormi fondazioni (plinti di oltre 20 metri x 120 di diametro, platea di 1 metro di altezza x 28 di diametro, in calcestruzzo che per legge resterà in loco anche una volta smantellato l’impianto), al disboscamento, al passaggio degli enormi cavidotti, ai rischi idrogeologici, all’impatto sull’avifauna, senza contare i rischi per la salute, per il turismo e per le eccellenze agro alimentari, che caratterizzano l’identità culturale di tutta la zona. Inoltre va detto che questi impianti abnormi non potranno funzionare regolarmente con i venti che soffiano nella nostra zona, perciò un simile impatto non sarebbe neanche giustificato da una sufficiente produzione di energia, la quale verrebbe comunque convogliata sulla rete nazionale ad alta tensione e inviata alle grandi industrie del nord Italia. Dunque niente rimborsi, nessun accesso alla corrente prodotta, misere compensazioni, nessun vantaggio per il territorio e tanti rischi inaccettabili. Tuscia, Maremma e Orvietano sono state letteralmente prese di mira da questi progetti, non perché siano zone particolarmente ventose, degradate o adatte a simili impianti. Piuttosto perché l’ente Terna (ovvero il proprietario e gestore della rete nazionale di trasporto in alta tensione) sta ammodernando o rifacendo ex novo le linee in giro per lo stivale. E’ in fase di realizzazione la Tyrrenian Link, un enorme cavidotto sottomarino che collegherà la Sardegna (attualmente satura di progetti di mega eolico ormai imminenti, nonostante la contrarietà della regione Sardegna e l’accesa rivolta popolare degli ultimi mesi) con Montalto di Castro. Dunque questa corsa all’oro è per lo più dettata dalla facilità nel collegare questi mega impianti alla rete, senza curarsi minimamente della vocazione dei territori. Una speculazione che non conosce limiti! In ogni caso come già detto amministrazioni, comitati e popolazione hanno ufficializzato la propria totale contrarietà. Anche la Regione Lazio e la Regione Toscana hanno espresso forte dissenso per questo tipo di rinnovabili sul territorio. I primi di agosto il presidente Eugenio Giani ha dichiarato pubblicamente che non permetterà l’invasione del mega eolico nel grossetano.
Il discorso quindi non è di essere favorevoli o meno alle energie rinnovabili, ma che esse siano inserite nei territori in maniera equilibrata e razionale, rispettosa dell’ambiente in tutte le sue componenti, del patrimonio culturale, paesaggistico, delle identità culturali, delle vocazioni economiche dei territori e non da ultimo delle autonomie locali. In un territorio come il nostro anziché proporre simili ecomostri vanno privilegiate le comunità energetiche locali (CER), utili per soddisfare i bisogni reali di produzione di energia elettrica rinnovabile prodotta in maniera sostenibile.
Tutto quello che si è potuto fare si è fatto e si farà, ma nel frattempo va specificato che tutti i progetti presentati contengono enormi criticità e tutti per varie ragioni si trovano in quelle che si possono considerare Aree non Idonee.
Da anni si invoca a gran voce che queste aree vengano individuate, ma finora, purtroppo, questa mancanza di chiarezza ha permesso agli interessi privati delle ditte che operano nel settore di creare un Far West energetico. Laddove una zona (anche se vi sono presenti dei vincoli) non è considerata ufficialmente Non idonea, paradossalmente può essere considerata idonea, quindi soggetta all’inserimento di impianti. Un vuoto legislativo che ha creato non pochi danni ai territori. A seguito della pubblicazione del DM 21 giugno 2024, le Regioni devono redigere entro 180 giorni (quindi entro inizio gennaio 2025) la mappatura del proprio territorio, andando tra l’altro ad identificare le aree NON IDONEE per l’installazione delle Fonti di Energia Rinnovabile, seguendo i principi e i criteri indicati nel Titolo II e in particolare all’art. 7.
Nel suddetto articolo viene espressamente prevista la tutela del patrimonio culturale e del paesaggio, delle aree agricole e forestali.
Si dovrebbero quindi respingere tutti quei progetti che implicano l’abbattimento di aree boschive o essenze arboree, che interferiscono con le caratteristiche essenziali, paesaggistiche e culturali dei
territori ove si collocano, mentre per l’individuazione delle aree idonee le regioni dovrebbero privilegiare l’utilizzo di superfici di strutture edificate, quali capannoni industriali e parcheggi, nonché di aree a destinazione industriale, artigianale, per servizi e logistica, e salvaguardare le aree di particolare pregio.
Ultimamente è stato creata una Coalizione Interregionale tra Associazioni e Comitati della Toscana e delle Regioni limitrofe impegnata nella difesa dell’ambiente dai rischi connessi alla transizione energetica TESS (Transizione Energetica Senza Speculazioni). Questa coalizione ha fornito non pochi argomenti, tra i quali evidenziare che l’attuale livello di progetti presentati supera sensibilmente i limiti di FER previsti dall’agenda 2030, senza contare che Tuscia e Maremma hanno già raggiunto e superato i limiti di impianti rinnovabili sul proprio territorio.
Perciò va bene favorire la diffusione delle Fonti di Energia rinnovabile,ma in maniera equilibrata e razionale, nel rispetto dell’ART 9 della Costituzione Italiana: La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica. Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione; Tutela l’ambiente, la biodiversità e gli ecosistemi, anche nell’interesse delle future generazioni.. Dunque la soluzione al problema è in gran parte politica, e questo sarà un interessante banco di prova per constatare se la politica regionale tiene davvero a questa terra oppure se è intenzionata a darla in pasto alle multinazionali.