E’ noto che la Festa della Contea cambia ogni anno argomento di rievocazione storica, attingendo al ricco patrimonio della lunga vicenda della Contea degli Orsini ed in particolare al periodo del Conte Niccolò III (1465-1510), tra i maggiori condottieri dell’epoca e senz’altro il personaggio più rilevante della famiglia Orsini del ramo di Pitigliano. Quest’anno 2018 per l’XI edizione della “Festa della Contea” viene rievocato un episodio poco noto, ma importante perchè mette in collegamento Pitigliano con le vicende italiane legate a Cesare Borgia detto il Valentino, il famoso personaggio del “Principe” di Nicolò Machiavelli. In quel frangente Pitigliano si rivelò come uno dei pochi luoghi sicuri d’Italia per i numerosi personaggi di alcune famiglie nobili (specialmente degli Orsini), minacciati di morte proprio da Cesare Borgia. La posizione di Pitigliano circondato dalle sue alte rupi, cui si aggiungevano importanti opere di fortificazione volute da Niccolò III, era considerata pressochè inespugnabile, ma alla sua fortissima posizione si aggiunse la protezione della Repubblica di Venezia, presso cui prestava servizio il conte Niccolò III Orsini come Capitano Generale, cioè comandante supremo delle milizie venete, Proprio Venezia, che non volle in nessun modo privarsi dell’apporto militare di Niccolò III, bloccò il Valentino nel suo tentativo di attaccare Pitigliano, che probabilmente non avrebbe dato alcun risultato. Cesare Borgia, detto il Duca Valentino, mentre tentava di crearsi un suo Stato in Romagna col favore di papa Alessandro VI, si trovò di fronte alla ribellione dei suoi stessi capitani, che ordito contro di lui una congiura in un incontro tenutosi in Umbria alla Magione presso il lago Trasimeno.
Cesare Borgia, fingendo di voler fare la pace con loro, li invitò a Senigallia, ma andarono solo alcuni: Vitellozzo Vitelli, Oliverotto da Fermo, Paolo e Francesco Orsini, i quali il 31 dicembre 1502 vennero catturati e fatti uccidere. Il fatto di Senigallia, benchè crudele, fu celebrato da Niccolò Machiavelli nella sua famosa opera “Il Principe” come esempio di astuzia e determinazione. L’accaduto mise in allarme le famiglie dei Signori coinvolti nella congiura: Orsini, Vitelli, Montefeltro, Baglioni ecc. ed molti di loro: Fabio, Giulio, Giovan Corrado e Franciotto Orsini, Giovanni da Ceri, Giulio Vitelli e Guidubaldo da Montefeltro, temendo per la propria vita, nel gennaio 1503 cercarono un rifugio sicuro a Pitigliano. Il luogo infatti era ben difeso dalle sue rupi e dalle sue fortificazioni e ne era signore il conte Niccolò III Orsini, uno dei maggiori condottieri dell’epoca, in quegli anni al servizio della Repubblica di Venezia. Ma il Valentino, desideroso di vendicarsi e di togliere agli Orsini anche la Contea di Pitigliano, affidata da Niccolò III in sua assenza al giovane figlio Ludovico, si avvicinò con un esercito per tentarne la conquista. Niccolò III chiese licenza al Senato veneto per venire a difendere la sua Contea, ma il Senato non gliela concesse per le urgenti necessità militari della Repubblica, però inviò in cambio al Valentino due ambasciatori, minacciando l’intervento di Venezia in caso di attacco a Pitigliano. Cesare Borgia, che era già arrivato nel territorio di Manciano, di fronte al più potente Stato d’Italia fu costretto a cedere e a ritirarsi. Così la Contea di Pitigliano, forte delle sue difese naturali e sotto la protezione di Venezia, si confermò uno dei pochi luoghi che il Valentino non potè attaccare, rivelandosi asilo sicuro per i numerosi personaggi che vi si erano rifugiati e confermando anche la potenza militare e politica raggiunta dal conte Niccolò III Orsini nelle vicende d’Italia.
Angelo Biondi