I libri Effigi su Manciano, Pitigliano, Sorano.

Il nuovo libro di Franco Dominici e Giulietto Betti: “Fascismo, Resistenza e altre storie in Maremma”, l’intervista…

Pillole di Storia e Corriere del Tufo, da dove nasce questo nuovo libro?
“Fascismo, Resistenza e altre storie in Maremma”, edito da Effigi, nasce anche da una lunga collaborazione con “Il Nuovo Corriere del Tufo”, del quale ho curato la rubrica “Pillole di Storia”. Infatti, molte delle 39 storie del libro sono articoli di quella rubrica, comunque rivisti, integrati con documenti inediti e testimonianze e con nuove fotografie. È stato un progetto coltivato a lungo, cioè l’idea di trasferire in un volume buona parte di quel lavoro: se il materiale on line è oggi importante, tuttavia ritengo che il cartaceo abbia sempre un grande valore. Segnalo anche che molte fotografie, specie del comune di Manciano, sono inediti provenienti dall’archivio del fotografo Bellezzi, gentilmente messe a disposizione dal nipote Cristiano e che una dei militari russi alla Campigliola, anch’essa mai pubblicata prima, è stata concessa da Renzo Cappelletti. Per quanto riguarda le fonti archivistiche, esse provengono dall’Archivio Centrale dello Stato di Roma, da quello Maccabruni-Betti, dagli archivi dei comuni di Sorano e Pitigliano e da alcuni stranieri come quello di Washinton.

Dominici

Giulietto Betti e Franco Dominici

La collaborazione con Giulietto Betti
E’ una collaborazione, divenuta vera e propria amicizia, nata vent’anni fa. Conservo le mail dei nostri primi contatti e scambio di documenti. Conobbi Betti grazie al parroco di Capalbio, Don Luciano Domenichelli, che stava scrivendo un libro su quel paese (poi pubblicato da Laurum) e che in quel momento si occupava proprio della Seconda guerra mondiale. Don Luciano mi fornì la mail di Giulietto e da allora è iniziata la nostra collaborazione. Abbiamo pubblicato, sempre per Effigi, prima “Banda Armata Maremmana”, nel 2014, la prima storia della Resistenza della Maremma tosco-laziale; due anni dopo abbiamo pubblicato “Banda Arancio Montauto”, anche in collaborazione con la sezione Anpi di Pitigliano “Pietro Casciani”. Pubblicammo, in quest’ultimo libro, con tanto di commento, la più importante relazione partigiana di quest’area geografica, presentata nel dopoguerra dal comandante Santi Gaspare Arancio alla Commissione regionale del Lazio. La collaborazione con Giulietto Betti è continuata anche dopo quest’ultima pubblicazione, con lo scambio di documenti inediti e l’inizio della stesura di un nuovo volume, per il quale occorrerà ancora tempo, sulla Resistenza in tutta la provincia di Grosseto.

Storie di uomini e di antifascismo. Perché è ancora importante raccontarle?
Beh, intanto prima di noi nessun altro aveva affrontato in modo approfondito la storia della Seconda guerra mondiale nel nostro territorio. Diciamo che, ancora oggi, gli studi di singoli storici o di istituti, si indirizzano a vicende della città di Grosseto o del nord della provincia. Attraverso le nostre ricerche, fra l’altro, abbiamo evidenziato la qualità e la quantità dell’azione antifascista nella Maremma “di sotto”, che è davvero straordinaria. Ci è interessata la Storia contemporanea, il Novecento, lo studio sull’avvento del fascismo, sul ventennio e la Resistenza, che riteniamo di aver affrontato con il dovuto rigore storico. Oggi, più che mai, è necessario scrivere, pubblicare, raccontare quelle storie per farle conoscere ai giovani e ricordarle ai meno giovani. Il fascismo è un pericolo reale, in fondo non è mai morto del tutto, malgrado la legislazione esistono in Italia organizzazioni che si richiamano esplicitamente al fascismo e altre addirittura al nazismo. Non mi sembra una cosa tanto normale in un Paese che ha una Costituzione antifascista. Ricordo anche che in prossimità di Grosseto si sono svolti ben due raduni di Casapound nazionale, un’organizzazione che è finita molte volte agli onori della cronaca per ripetute violenze e aggressioni. Dunque riteniamo sia necessario, in particolare, raccontare la storia di chi si oppose al regime che oppresse le libertà degli italiani, emanò le leggi razziali e causò una guerra spaventosa.

C’è una storia a cui sei più legato fra le 39 del libro?
Direi che ce ne sono diverse. Innanzitutto le prime 4 storie, cioè quelle sull’avvento del fascismo, gli anni 1919-1922, in particolare la conquista della città di Grosseto, l’aggressione degli squadristi a Orbetello, la strage del luglio del 1921 a Roccastrada, a cui abbiamo dedicato un’attenzione particolare, e infine lo squadrismo in Val di Fiora, affrontato in maniera più approfondita rispetto alle precedenti pubblicazioni, anche grazie a nuovi documenti e alla stampa dell’epoca.
Una storia particolare, che credo rappresenti anche una novità e uno stimolo per ricerche future, è quella sui militari stranieri nella Resistenza grossetana, molti dei quali hanno combattuto e sono morti nella nostra zona. In particolare, fra questi, si distinsero i soldati dell’Armata Rossa, catturati dai tedeschi, costretti a combattere per loro e poi fuggiti e unitisi ai partigiani di Montauto. Si stima che siano stati centinaia. Fra gli altri ricordiamo il neozelandese Roderick, che fu per alcuni mesi capo della banda di Montebuono di Sorano e che morì in un agguato fascista il 6 aprile del 1944 nel comune di Cinigiano.