“Cantina Aperta” non è soltanto il nome al singolare dell’evento organizzato ogni anno dal Movimento turismo del Vino ma potrebbe diventare presto lo slogan della (nuova) Cantina Cooperativa di Pitigliano. Di novità si tratta poiché dallo scorso mese di aprile è stato rinnovato il Consiglio di amministrazione nonché il presidente. Il nome chiave è quello di Marco Formiconi, architetto pitiglianese, che ha stravinto le elezioni di aprile e guiderà con i nuovi consiglieri l’azienda più importante di Pitigliano e non solo. Rinnovamento si, ma senza dimenticare quanto di buono è stato fatto in passato, in primis i lavori in dirittura d’arrivo finanziati in buona parte dal PIF (Progetti Integrati di Filiera) che renderanno la cantina del futuro “diversa”, anche a livello architettonico. Abbiamo incontrato Formiconi per una lunga chiacchierata, proprio mentre passeggiando ci mostrava lo stato di avanzamento dei lavori: nuovo ingresso, nuovo punto vendita, nuovi macchinari, una sfida sicuramente impegnativa ma allo stesso tempo stimolante.
Un incarico importante anche a livello personale: ansie, paure, soddisfazioni per questo nuovo ruolo. In paese c’è molta attesa.
Certamente c’è tanta soddisfazione per la fiducia riposta nei miei confronti e in quelli del nuovo consiglio. Sarà un bell’impegno duro e stimolante allo stesso tempo. Al momento prevale anche un po’ di apprensione e timore ma queste sensazioni mi spingono ancor di più ad impegnarmi al massimo.
Andiamo nello specifico dell’azienda: come sta la cantina sociale di Pitigliano?
La Cantina Cooperativa di Pitigliano sta bene, produce ottimi prodotti (vino e olio) e presto disporrà di strutture rinnovate nell’ambito del Piano Integrato di Filiera (PIF). Partirei da queste considerazioni che sono poi delle certezze. Naturalmente stiamo parlando delle basi, della situazione di partenza, da qui bisognerà essere bravi in tutti i settori per costruire un futuro migliore per l’azienda stessa, per i suoi soci e di conseguenza per tutto il territorio.
Campagna elettorale ed elezioni complicate. Quale sarà l’atteggiamento del nuovo consiglio verso i soci e verso il mondo agricolo locale?
Sicuramente un atteggiamento di inclusione e apertura volto ad appassionare ancor di più chi lavora in questo settore. Cosa non facile perché spesso (come in questo momento) si è assorbiti completamente da quello che è il quotidiano, dovremo essere bravi a trasmettere certi valori.
Il mondo del vino a trecentosessanta gradi. Dove siamo noi? Cosa è stato fatto di buono e cosa meno in questi anni. Se c’è qualcosa da recuperare (se si quanto) e in quanto tempo si può recuperare.
Il mondo del vino è particolarmente complicato poiché il vino è un prodotto che si beve per puro piacere quindi chi consuma una bottiglia lo fa seguendo delle valutazioni personali, spesso irrazionali. Sentimento e irrazionalità convergono anche nella produzione che però per contro è un processo che deve in primis produrre un reddito. L’intenzione è quella di “Aprire la Cantina” e i lavori di ristrutturazione che stiamo realizzando vanno in questa direzione. Aprire cosa vuol dire? Renderla fruibile e vivibile nella sua quotidianità a più persone. Ai visitatori che attraverso il nuovo punto vendita potranno conoscerla, ai soci e alle associazioni anche grazie all’utilizzo di spazi che potranno essere messi a disposizione per le attività più disparate e infine a tutto il territorio. Forse uno dei limiti di questi anni è stato l’isolamento della cantina cooperativa, il chiudersi in se stessa e non aprirsi all’esterno. Non dimentichiamo che oltre ai grandi spazi a disposizione nell’area della sede centrale la cantina possiede anche una bellissima cantina monumentale nel centro storico di Pitigliano che potrebbe essere usata proprio per agevolare questo processo di conoscenza e di legame con il territorio e i suoi visitatori. Che poi è ciò che guida il cooperativismo.
Breve e lungo periodo. Quali cambiamenti per la Cantina di Pitigliano
Per il futuro punterei su un sano orgoglio che derivi dalle nostre più antiche tradizioni di viticoltori per dare storia e lustro alle produzioni attuali. È cresciuta, fino a radicarsi in ognuno, la consapevolezza del fatto che bisogna produrre bene, fare prodotti di buona qualità. Probabilmente ci manca ancora qualcosa che ci consenta di emergere e questo credo possa avvenire solo facendo leva su tutto il valore aggiunto del nostro territorio. Non credo si possa parlare di cambiamenti immediati ma piuttosto di intraprendere strade virtuose che ci consentano di elevare la qualità, partendo da azioni di supporto agronomico/tecnico ai viticoltori. Nel breve periodo c’è appunto l’apertura del nuovo punto vendita in cantina, una realtà moderna che ospiterà anche altre produzioni del territorio, sempre nell’ottica di quell’apertura di visione di cui si parlava.