È ormai noto che gli sfratti sono un dolce tipico di Pitigliano e di Sorano, i due centri dell’antica Contea Ursinea e che rappresentano bene gli scambi, avvenuti nel tempo tra le Comunità ebraiche dei due centri e la popolazione cristiana, vissuti per secoli in condizioni di esemplare convivenza.
Gli ebrei infatti facevano gli sfratti per la festa di Purim, insieme ai torzettoni (dolci moto duri a base di chiara d’uovo) e alle “orecchie di Aman” (triangoli di pasta fritta), i cristiani a loro volta confezionavano gli sfratti come tipico dolce di Natale, che completava in loco il consumo tradizionale di altri dolci, come i cavallucci e il panforte di provenienza dall’area senese.
Lo sfratto, composto da un’anima di miele e noci, avvolta da una copertura di pasta sfoglia, conserva anche la forma caratteristica di lungo bastone, tanto che si è voluto vedere in questo un aggancio alle vicende locali degli ebrei in una sorta di leggenda, diffusasi ultimamente.
La confezione degli sfratti non è uguale a Pitigliano e a Sorano, ma presenta qualche variante nelle due versioni, pur rimanendo uguali la forma e gli ingredienti; tra questi l’uso del miele come dolcificante pare attestare la sua antichità.
Ma da qualche tempo questo dolce così caratteristico, invece di rafforzare la sua presenza, ha cominciato quasi a scomparire dall’orizzonte dei luoghi dove è nato e dove è stato mantenuto per tanto tempo. A Sorano infatti con la chiusura dell’unico forno e la cessazione dell’attività da parte del bravo pasticcere Mario Lupi, chi è in grado di fare e commercializzare gli sfratti “soranesi”?.
Al momento appare possibile una sola soluzione: affidare a quelle donne soranesi, che cucinano così bene alla “Sagra del Prosciutto” la confezione degli sfratti, magari in forma di piccola Cooperativa.
A Pitigliano poi si assiste ad una situazione paradossale!
Gli sfratti “pitiglianesi” sono ancora prodotti dai forni e da alcune pasticcerie, ma stranamente alla COOP di Pitigliano, fino alla fine del mese di giugno, si trovavano in vendita gli sfratti prodotti dal panificio Mazzuoli di Montemerano! Alla COOP si è usata però l’accortezza di coprire con l’etichetta del prezzo il luogo di produzione (Montemerano appunto).
Incredibile! Al danno si aggiunge la beffa: proprio a Pitigliano patria dello sfratto, si vendono gli sfratti fatti a Montemerano! E nessuno ha trovato da ridire! Evidentemente gli sfratti sono sul punto di essere “sfrattati” dai loro luoghi di origine!
Eppure lo sfratto era stato scelto come dolce tipico del Presidio Slow-Food di Pitigliano! Evidentemente però nessuno si è preoccupato di ottenere per lo sfratto la “Denominazione di Origine Protetta” (DOP), che avrebbe dovuto salvaguardare l’origine territoriale del prodotto e qualcuno (legittimamente) ne ha approfittato.
Eppure lo sfratto ha caratteristiche talmente peculiari e storiche da superare molti altri prodotti, pur rispettabili, cui è stata concessa la DOP. Persino i più piccoli Comuni si sono preoccupati di avere la DOP per un loro prodotto o dolce caratteristico, basti citare il Comune di Roccalbegna, che l’ha ottenuta per il suo “biscotto salato”.
Perché questa trascuratezza a Pitigliano e a Sorano?
Sarebbe giunta l’ora di provvedere a dare soluzione al problema e a restituire “a Cesare quel che è di Cesare”, cioè lo sfratto a Pitigliano e a Sorano!
Angelo Biondi