Vicolo Venezia, Pitigliano a pochi passi dalla Sinagoga. Ci troviamo nel cuore dell’antico quartiere ebraico della città del tufo e quasi per caso ci s’imbatte in un cartello “Mostra strumenti da tutto il mondo”. Quell’insegna un po’ improvvisata che ad un primo sguardo non attira l’attenzione nasconde un mondo inimmaginabile, per certi versi fantastica. Scendendo lungo quel vicolo si arriva difronte ad una vecchia porta con dietro una piccola stanza: è la mostra privata di Bruno Brunetti, un angolo incontaminato di storia e di storie con oltre trecento strumenti musicali provenienti da ogni parte del mondo. Brunetti è un signore distinto, ex responsabile vendite ed esportazioni di elettrodomestici che dagli anni ottanta ha iniziato a frequentare Pitigliano. Di recente ha deciso di rendere pubblica e gratuita la collezione di quella che da sempre è stata la sua passione: gli strumenti musicali. Non si tratta di una semplice collezione ma di un viaggio “sonoro” che tocca gli angoli più sperduti del mondo, una stanza che racconta anche la storia di Bruno, attraverso viaggi, amicizie, lavoro, passioni.
Perché tutto questo a Pitigliano?
Innanzitutto le caratteristiche uniche del suo centro storico che sono le stesse di cui mi innamorai quando nel 1984 decisi di comprare un appartamento in paese. Ho scelto questa piccola stanza perché la ritenevo adatta per una visione “concentrata” e soprattutto completa di tutto quello che ho deciso di collezionare in questi anni.
La storia di questa collezione…
La storia parte da lontano. Siamo negli anni sessanta quando ho iniziato i miei viaggi legati alla sfera professionale. Viaggiando per lavoro sono stato in moltissimi paesi e ho legato a questa cosa la passione per la musica che avevo avendo anche frequentato il conservatorio. Già negli anni 70’ possedevo una quantità di strumenti apprezzabile e nei primi anni 90’ abbiamo fatto alcune mostre a La Spezia insieme a un altro collezionista. Gli strumenti al momento sono oltre trecento, in maggior parte cordofoni, alcuni semplici altri veramente bizzarri per fisionomia, forma e funzione. Un 80% sono stati acquistati da me durante i viaggi, il resto regalati da amici anch’essi viaggiatori o acquistati a Parigi dove vivo per alcuni periodi dell’anno.
Perché ha deciso di rendere pubblica e vistabile questa sua collezione?
È tutto legato al fatto che mi piaceva fare qualcosa di questi pezzi raccolti in quarant’anni di viaggi e di storie vissute. Molti pezzi sono realizzati con materiali particolari e vanno incontro all’usura se abbandonati e non sistemati, cosi è nata l’idea di renderli visibili a tutti in una mostra, di sistemarli in modo che non si rovinassero. Negli anni ho poi scoperto che ci sono tanti appassionati, musicisti e non e quindi sarebbe stato bello ricreare una piccola sala dove osservare, parlare, condividere conoscenze ed esperienze.
C’è qualche strumento al quale è particolarmente legato, o qualche storia particolare che ci vuole raccontare?
Quelli ai quali sono più legato sono senz’altro quelli regalati. Mi viene in mente uno strumento delle tribù mongole a corda chiamato “Morinchur”, un omaggio della delegazione cinese ospite in Italia nel 1986. Un altro che mi viene in mente è un pizzico a corde iraniano, acquistato di recente in una regione occupata dall’ISIS, che dopo varie scambi, nascondigli, è arrivato fino al nord dell’Iraq e mi è stato poi portato a Parigi da uno studente curdo. Un’altro strumento mi fu donato da alcuni pastori arabi in Siria…insomma ogni strumento ha una sua piccola storia che mi fa tornare in mente amici, viaggi, esperienze, ogni strumento fa parte della mia storia.
La mostra è gratuita e è sempre aperta. Nei mesi invernali su appuntamento. All’interno della mostra è possibile anche ascoltare molti degli strumenti in esposizione riprodotti su cd.