Il primo consiglio societario di cui si hanno notizie risale al 1922, prima della seconda guerra mondiale, prima dell’avvento del fascismo, come si dice in questi casi una (anche due) vite fa. Basterebbero questo per comprendere quanto la storia dell’Aurora Pitigliano si insinui nella vita della città del tufo ben al di là del lato meramente sportivo come il calcio spesso ha fatto nella storia del nostro paese. Se è vero che gli eventi sportivi hanno scandito i tempi delle nostre vite siano essi vittorie della Coppa del Mondo o finali play off di Prima Categoria “Aurora Pitigliano, molto più che una squadra di calcio” ripercorre le vicende della società gilloblu attraverso foto, testimonianze e risultati fino alla scorsa stagione agonistica. Il libro è stato realizzato da Vittorio Patanè e sarà presentato l’8 febbraio presso il Teatro Salvini di Pitigliano. Abbiamo incontrato la vicepresidente dell’Aurora Maria Letizia Romani per parlare di questo libro, dell’esperienza associativa nella società pitiglianese e di tanto altro.
Di cosa parla questo libro e perché è stato fatto?
Il libro ripercorre la storia della società e della squadra dal primo consiglio (foto collocata in copertina) fino alla stagione sportiva 2017/18. È un racconto suddiviso per anni corredato da risultati, tabellini, fotografie. Ci auguriamo che i lettori sfogliando queste pagine possano ripercorrere piacevolmente la storia dell’Aurora, provando emozioni, riconoscendosi magari in ricordi personali. Le stesse emozioni che abbiamo provato noi nell’assemblare il materiale. Abbiamo pensato che tutto questo sarebbe stato bello racchiuderlo in un documento ufficiale che rimanesse.
Perché L’Aurora è molto di più che una squadra di calcio?
Perché l’Aurora è qualcosa che ha unito i pitiglianesi per intere generazioni, è stato ed è un punto di riferimento anche a livello sociale.
La tua esperienza nell’Aurora Pitigliano. Da tifosa prima e da dirigente (e tifosa) adesso…
Il primo ricordo che ho personalmente dell’Aurora risale a quando avevo 5-6 anni e andavo al campo sportivo con i miei genitori. Ricordo che portavo con me un orsacchiotto giallo consumato che avevo chiamato Wilmo (soprannome dell’allora mister Danesi). Diciamo che nella mia vita ho sempre seguito l’Aurora Pitigliano. Da dirigente il ricordo più bello è legato a tre anni fa, quando abbiamo vinto i play off a Sinalunga contro l’Isolotto. Un’emozione fortissima, più che vincere un campionato perché sono finali da dentro o fuori con un risultato secco, in bilico fino all’ultimo istante. Da quando siamo entrati in società con il gruppo attuale, abbiamo vissuto due retrocessioni e quella vittoria dopo qualche stagione in Seconda Categoria ci riportava in Prima.
Parliamo del presente. L’Aurora oggi
Inizio dicendo che sono scaramantica. I risultati sono inaspettati per una neo promossa, ma dopo un avvio difficile ci siamo assestati. Non dico niente riguardo la salvezza, ma stiamo facendo bene in quest’esperienza in Promozione, anzi approfitto per fare pubblicamente i complimenti ai ragazzi e al mister per i risultati ottenuti sul campo
Spesso nelle nostra realtà non passa del tutto il lavoro svolto per mantenere una società sportiva del genere e ci si ferma a polemiche che a volte sfociano anche in critiche. Ma quant’è difficile veramente?
È difficilissimo, in primis come ricordo sempre, per la nostra collocazione geografica. Distanti da tutto, trasferte lontane, servizi lontani.
Poi c’è il discorso del “materiale umano” in continuo calo a tutti i livelli. Siamo pochi a gestire la società (che è un problema comune a tutte le associazioni di questi paesi) ed anche per questo è poi difficile coinvolgere altri ragazzi dai paesi limitrofi e questo va di pari passo con il problema dei settori giovanili che nelle nostre realtà si stanno svuotando e il trend peggiorerà in futuro (nove nascite nel nostro comune nel 2018).
Ultimo cosa ma non per ordine d’importanza i pochi mezzi economici, nonostante gli aiuti importanti del comune, della banca e di numerosi sponsor. Diciamo che gestire una società del genere con tutti i settori giovanili è un vero e proprio lavoro e per questo a volte può succedere di non riuscire a curare tutti i dettagli e non accontentare tutti. Però penso che sia stato fatto e viene tuttora fatto un buon lavoro penso per esempio all’organizzazione di campus e attività per i ragazzi oltre che al torneo Città del Tufo (quest’anno dal 25 aprile allo Stadio Vignagrande) un torneo dedicato al calcio giovanile che coinvolge decine di società provenienti da tutta Italia, giunto alla quarta edizione, vero fiore all’occhiello del lavoro svolto in questi anni.