Un nuovo intervento per commentare la nascita della rubrica il Risvoglio della Centea nella prole di Paolo Mastracca
Innanzitutto, ringrazio Leonardo Dainelli e Luigi Bisconti per questa nuova rubrica proposta sul Nuovo Corriere del Tufo che intende spronare, ragionare, valutare e far riflettere sulla realtà del nostro territorio. Leonardo e Luigi sono ragazzi della mia generazione, ragazzi che hanno conosciuto e vissuto in un mondo che si è enormemente trasformato ed oggi che siamo adulti rimpiangiamo quel mondo e quello stile di vita che abbiamo avuto il privilegio e la fortuna di percorrere e che oggi ci lascia ricordi belli e indelebili uniti a un inevitabile senso di nostalgia.
Lo stile vostro personale e lo stile di quel periodo emergono chiaramente nelle modalità con cui avete scritto, con garbo, con attenzione, con scrupolo, con conoscenza, tutte qualità e caratteristiche quasi completamente assenti sui social dove l’urlo e la sguaiatezza neanche troppo virtuale sono all’ordine del giorno. Ho fatto questa lunga premessa perché non ho certezze ma sulla base di quello che avete scritto mi pongo interrogativi.
Cari Leonardo e Luigi, quello che avete scritto è indubbiamente una verità vista però da un preciso punto di osservazione, ovvero l’osservazione di chi vive la quotidianità e per la natura umana tende a incamerare ed a cogliere soprattutto le criticità che indubbiamente esistono. Il mio punto di osservazione ormai è la Maremma dove vivo da 36 anni e dove ho constatato che Pitigliano è un paese molto apprezzato sia per la bellezza estetica e sia per le qualità umane che sanno trasmettere i pitiglianesi. Posso garantire con certezza che i pitiglianesi sono unanimemente considerati persone perbene, persone di valore. Ricordo che fino a quando sono stati in vita i grossetani accostavano, e lo fanno tutt’ora, Pitigliano al compianto Dino Seccarecci, al Professore Giuseppe Celata ed a tanti altri. Nel mondo bancario uno dei fari è stato il compianto Valerio Bucciotti, senza dimenticare Augusto Brozzi che è stato il braccio destro di Piero Camilli negli anni in cui il Grosseto nell’unica volta della sua storia calcistica ha giocato in serie B sfiorando anche la massima serie. Potrei citarne tanti altri ed i commenti erano e sono in maniera spontanea di grande apprezzamento. Ho scritto questo aspetto perché mi è capitato spesso e mi capita tutt’ora di sentirmi orgoglioso in ogni parte della Maremma di essere di Pitigliano. Credetemi, non è cosa di poco conto.
Poi ci sono gli aspetti critici, evidenti, lampanti ma che a mio avviso non sono una prerogativa di Pitigliano ma sono un segno dei tempi che attraversiamo. Leonardo e Luigi ricorderanno benissimo che nell’età dell’adolescenza eravamo un numero di coetanei che oggi rimane addirittura difficile immaginare. Questo è dovuto al calo di nascite che si registra in tutta Italia e particolarmente in Maremma dove l’unico comune che ogni anno progredisce a livello demografico è Grosseto, tutti gli altri comuni registrano un calo, alcuni in maniera marcata ed altri in maniera evidente ma tutti, nessuno escluso, hanno il segno meno. I fattori sono molteplici ma a mio avviso nella nostra realtà incide in maniera notevole la scelta adottata ormai da decenni di spostare uffici pubblici e la possibilità di poter avere erogato un servizio presso il capoluogo. Tali scelte strategiche effettuate politicamente a livello centrale sono scellerate per un territorio come quello dell’antica Contea che forse è geograficamente periferico ma non è affatto marginale come dimostra la storia secolare di Pitigliano costruita su autentici valori che il genere umano dovrebbe riscoprire.
Queste scelte hanno portato svariate conseguenze, tra cui quella più dolorosa è il depotenziamento dell’ospedale Petruccioli avvenuto gradualmente nel corso degli anni a cui adesso si tenta di porre un freno con tanta fatica ma anche con tanta determinazione.
Ho provato a fare una valutazione dal mio punto di osservazione e spero di aver colto alcuni aspetti significativi, tra cui quello di cui tutti noi dobbiamo andare fieri è il percorso umano della gente di Pitigliano, un percorso fatto di accoglienza, di saggezza, di voglia di lavorare, di attaccamento alle proprie radici ed alle proprie tradizioni, di grande rispetto per il prossimo. Credo, anzi sono sicuro, che la storia del mondo attraversa varie fasi, quella attuale è particolarmente difficile, complessa e complicata ma se i pitiglianesi e i soranesi manterranno come Stella Polare i loro valori ogni salita ed ogni curva sarà superata.
Paolo Mastracca.
Caro Paolo,
è obiettivamente constatabile la diminuita fruibilità dei servizi pubblici nella nostra Contea, accentrati presso il capoluogo provinciale o in altri Comuni. Da essa discende un conseguente condizionamento sulla qualità della vita. Cosa possiamo fare?
Il senso di appartenenza è qualcosa di innato, di viscerale, e forse non è sempre pienamente comprensibile per chi non è nato o non vive nella nostra Contea. Nelle tue considerazioni, come in quelle precedenti di Angelo, questo senso di appartenenza è evidente, o meglio, lo “si sente” in modo particolare. Ciò che colpisce nelle vostre considerazioni è l’amore per questa Contea, il volere investire su qualcosa di costruttivo da mettere a disposizione del territorio e dei giovani, usare l’esperienza e le competenze accumulate altrove per migliorare l’intera comunità e forse anche noi stessi.
Anche noi ci sentiamo parte attiva in questo progetto che profuma di radici e di appartenenza, con la consapevolezza di essere fortunati ad essere nati in una Contea così piena di cultura, di storia, di tradizioni che non possiamo dimenticare. Allo stesso tempo, però, non possiamo soltanto ritenerci soddisfatti di questa splendida umanità. Le condizioni dettate dalle infrastrutture e dai servizi pubblici incidono pesantemente nonostante le bellezze e le virtù che ci circondano.
Grazie Paolo.
Leonardo e Luigi