Crispino Lombardi (1874-1931)
(Frangar, non flectar)
Nato nel 1874 a S.Quirico di Sorano, Crispino Lombardi fu uno dei principali esponenti socialisti dei comuni delle colline del Fiora. Sposato con Elvira Agnelli, ebbe 8 figli e per mantenere una famiglia così numerosa svolgeva la professione di calzolaio e lavorava in campagna, nei terreni di sua proprietà. Agli inizi del Novecento fu eletto consigliere comunale di Sorano e lavorò attivamente per la modernizzazione del territorio e per una politica di giustizia sociale in favore dei ceti più umili. Nel 1910 fu nominato dal Commissariato per l’Emigrazione rappresentante legale della compagnia di navigazione “Anchor Line” per il mandamento di Pitigliano. Erano quelli gli anni in cui gli italiani emigravano in cerca di fortuna verso l’Europa e soprattutto in direzione del continente americano. Dopo la Prima guerra mondiale Crispino Lombardi fu eletto consigliere nell’amministrazione socialista di Sorano, che uscì vittoriosa dalle elezioni del settembre 1920. Il soranese Luigi Scossa fu nominato sindaco e Crispino Lombardi ricevette l’incarico di pro-sindaco. Ma l’amministrazione socialista ebbe vita breve a causa delle violenze fasciste che si scatenarono proprio a partire dal settembre del 1920 e che culminarono con l’aggressione a Lombardi, avvenuta il 30 dicembre di quell’anno. Di ritorno da una seduta del Consiglio Comunale, Lombardi, in compagnia di Egidio Amoroso Cavallucci, all’epoca repubblicano, poi gerarca e ispettore di zona del Partito fascista, fu aggredito e accoltellato in località “La Selva”, fra Sorano e la frazione di S.Quirico. L’agguato fu compiuto dal fascista Giuseppe Minori, Giulio Capocchi e i 2 pregiudicati Domenico Pampanini (squadrista) e Giovan Battista Tascio di Grotte di Castro (VT), autori materiali dell’attentato. Lombardi fu accoltellato, ma si salvò per l’intervento di Goffredo Tramontana e Arnolfo Pucci, che si trovavano nelle vicinanze ed ebbero la meglio sugli aggressori. A seguito di questo episodio si verificarono vari scontri tra i socialisti e i fascisti locali, ai quali si unirono quelli dei comuni e delle province limitrofe, in particolare di Pitigliano, Manciano e Piancastagnaio. Dopo rinnovate intimidazioni Lombardi, che dopo la scissione di Livorno aveva aderito al Partito comunista d’Italia, fu costretto a lasciare il comune di Sorano nell’ottobre del 1922. Si trasferì a Roma, dove aprì un negozio di calzolaio e un altro per la riparazione delle biciclette, ma gli squadristi li devastarono entambi. Nella capitale fu sottoposto a un rigido controllo poliziesco, nonostante il quale continuò a rimanere in contatto con gli antifascisti del grossetano, dando loro sostegno e asilo quando era necessario. Crispino Lombardi morì a Roma nel 1931. Il suo motto era: “Mi spezzo ma non mi piego”. I figli non rinnegarono l’opera del padre: Mario, Vincenzo, Ezio e anche Bruno furono tutti antifascisti e partigiani combattenti. Ezio Lombardi pagò con la vita l’adesione alla causa della libertà perché, dopo essere stato arrestato su delazione, torturato e rinchiuso nel carcere di via Tasso, fu ucciso il 24 marzo del 1944 nella strage delle Fosse Ardeatine. Una figlia di Crispino, Lucia, maestra e ostetrica, divenne suora con il nome di Giordana e visse in Mozambico, in missione, lavorando nelle scuole e negli ospedali, fra la povera gente per tutta la sua vita.
Franco Dominici
Riferimenti bibliografici:
Testimonianza di Goffredo Lombardi, classe 1939.
Archivio di Stato di Grosseto, Questura, busta 458, fascicolo Crispino Lombardi.