Il film, distribuito da Walt Disney Company, si presenta al pubblico come un grande fantasy. L’antefatto è in Alice Wonderland, l’intreccio si basa sul secondo romanzo di Carroll “Attraverso lo specchio e quel che Alice vi trovò” del 1871, ma si sviluppa libero, nella missione della Nostra di salvare il Cappellaio Matto, molto diverso, depresso e tristemente grigio. Alice Kingsleigh (Mia Wasikowska), appena tornata a Londra dopo aver a lungo peregrinato in mare, è di nuovo nel Paese delle Meraviglie, grazie ad uno specchio magico. Deve compiere una missione, salvare il suo amico il Cappellaio Matto, per questo deve tornare indietro nel tempo dove incontrerà amici e nemici. Nel Sottomondo si ritrovano il Cappellaio Matto (indimenticabile Jonny Deep), la Regina Bianca, la Regina Rossa e altri nuovi personaggi. Alice deve affrontare il Tempo, vivo in un essere che è per metà uomo per metà orologio, con il volto di Sacha Baron Cohen. Tra i temi che catturano lo spettatore durante la visione del film, il Tempo assume senz’altro l’importanza dovuta. Esso avanza veloce, nel grande schermo come nella vita, è impossibile fermarlo e proprio per questo sembra suggerire di tenerlo caro, quel tanto o poco che ci è concesso. “Per quanto tempo è per sempre?” chiede Alice, “A volte, solo un secondo” risponde il Bianconiglio. Il Tempo… ognuno ha il suo certo, così come nel Paese delle Meraviglie, dove diviene soprattutto soggettivo, di diversa durata, di diverso valore per ognuno. Le tante sveglie, gli orologi nel taschino e i lunghi ticchettii ce lo ricordano, esso sembra perdere un valore assoluto, per assumerne tanti diversi. Ecco allora che gli orologi si sciolgono, come nel quadro “La persistenza della memoria” dell’artista surrealista Salvador Dalì del 1931. Il Tempo… nostro prezioso alleato oppure nostro nemico, comunque mai fermo ci invita a dare valore alla vita, ad apprezzare il presente senza appesantirlo con il passato, che non serve. E il fantasy insegna che nulla è impossibile, un genere che campeggia sovrano nelle immagini proiettate come nelle parole scritte di tanta letteratura, decretando il valore assoluto che la fantasia possiede, la necessità di valorizzarla sempre, anche quando questo fa sì che si possa passare per pazzi. E infatti Alice viene ricoverata in un oscuro ospedale in quanto ‘emotiva, incline alla fantasia, malata di isteria femminile’. Ma si sa, lo sappiamo noi, lo sa Edoardo Bennato: “Chi è normale non ha molta fantasia”. Certo è che fantasia e fiaba si danno la mano, ma se in passato la fiaba al cinema dava luogo ai cartoni animati, oggi i racconti fantastici diventano film dal vero (favole live action) ottenendo successi su scala planetaria. La meraviglia diviene protagonista di queste proiezioni e ci spalanca gli occhi e il cuore. Alice in Wonderland ne è la prova, il film ha guadagnato più di un miliardo di dollari nel mondo, al 22° posto nei maggiori incassi di sempre, vincitore di due Oscar, per la miglior scenografia di Robert Strmberg e Karen O’Hara e per i migliori costumi di Calleen Atwood. Non ci rimane che attendere “La casa per bambini speciali di Miss Peregrine”, il prossimo film fantasy di quel mito che è Tim Burton, regista di Alice in Wonderland, nel Nostro ultimo soltanto produttore… augurandoci di ritrovarvi la spettacolarità visiva che gli è propria e che tanto ci cattura.
Cristina Gagliardi