Lettera di un cittadino per la salvaguardia, la tutela e la valorizzazione della fontana di Piazza Dante in Sorano
La fontana di Piazza Dante per Sorano è un simbolo. Veglia sui giorni e sulle notti dei soranesi da più di mezzo secolo; pertanto esige rispetto e attenzione. Sebbene non abbia compiuto ancora il settantesimo anno di età (ma manca poco) può con decisione reclamare la pretesa di interesse culturale. La sua voce, l’acqua, ha da sempre parlato e consigliato la gente del paese (e non solo). Si chiama fontana. Ma non è una semplice fontana. E’ la fontana per eccellenza della piazza: il suo cuore e la sua anima. Nella Treccani si legge che con il termine fontana si può denotare una fonte d’acqua fatta artificialmente per comodità pubblica e per abbellimento, che non vuol dire semplice decoro bensì civile valore di bellezza. L’utilità storica di quell’acqua, dell’acqua della fontana di piazza Dante va tutelata e preservata con tutte le energie al pari di un monumento di più grandi dimensioni e notorietà. Perché essa, la fontana, rimane per testimoniare (la parola monumento deriva dai verbi latini maneo [rimanere] e moneo [ammonire]) il valore di una civiltà che siamo noi in ultima istanza. Smantellarla significherebbe annichilire il valore etico-culturale e sociale-politico di una comunità.
In un momento di assenza (o decentramento) della parola come questo che abbiamo vissuto, al tempo della pandemia, la voce dell’acqua (la sua centralità nella vita sociale di un paese) è simbolo assoluto di vita e di continua e nuova nascita. L’acqua va salvaguardata strenuamente come bene primario per necessità biologica ma anche come bene culturale e civile. Tutto ruota intorno ad essa, a cominciare dalla vita sociale. E il contesto urbanistico d’area verde è fondamentale per la sua fruizione pratica e social-culturale.
Le operazioni di ripristino dell’area di Piazza Dante possono certamente essere effettuate e impostate lasciando la corona verde (necessaria per la contestualizzazione civile del monumento) che la circonda, magari con l’ausilio di panchine per la fruizione della piccola ma importantissima green area civilmente progettata. Mi auguro che la fontana possa prestissimo tornare a parlare ai soranesi con la sua parola di vita: l’acqua (già tanto tempo, ormai, muta). E così tutte le altre fonti urbane.
A 700 anni dalla morte dell’Alighieri il più bel regalo che Sorano possa tributare al Vate è quello di omaggiare la piazza che porta il suo nome con la Vita, con l’acqua appunto. A Lui, che più d’ogni altra cosa ha avuto sempre a cuore: il bene comune. Piuttosto che cadere nella retorica spesso fredda, inopportuna e decontestualizzata di ieratici, muti mezzibusti marmorei.