L’evento ha seguito nel corso del tempo come tutte le feste tradizionali, una naturale evoluzione adeguandosi ai tempi ed alle necessità che si presentano ma, alquanto rispettosa nell’essenza e nello spirito che da sempre la contraddistingue, basta scorrere le vecchie foto per rendersene conto e dalle quali si nota chiaramente che non se ne discosta di molto. La festa dei primi anni ’50 raccontata in modo esemplare e molto riflessiva da Rocco Bucciotti (vedi specchietto), si svolgeva in modo spontaneo fatta da ragazzi ed apparteneva al rione di Capisotto. La festa all’epoca partiva categoricamente dalla Via Cava di San Giuseppe percorreva la vecchia strada di Sovana per finire la sua corsa nella piazzola di Capisotto. Subì uno stop e riprese. Ma andiamo per ordine, dai racconti di Duilio Grillo, giovanissimo torciatore di 10 anni dal 1965 dove ricorda di aver partecipato ma senza autorizzazione a portare la torcia in quanto troppo giovane, fino al 1970. Il massimo dell’età dei ragazzi era ancora di 20 anni, dei quali ricorda i fratelli Celata, Vincenzo Busi, Domenico Rovai e Stellino. La festa partiva dal tabernacolo di San Giuseppe dove, dove nel primo pomeriggio, veniva dapprima ripulito dalle infestanti e bruciando tutto intorno. All’imbrunire si prendevano le torce e il crocione, già pronti e depositati giorni prima dai più grandi, e contemporaneamente veniva acceso il segnale, un fuoco nella valletta dove oggi sono visibili due tombe etrusche ben visibile dal finestrone della piazzola. Venivano accese solo le torce piccole per illuminare il sentiero. Dal ponte della Lente venivano accese tutte o quasi le torce più grandi, e con l’immancabile crocione portato da 4 persone con non poche difficoltà per le dimensioni su per poggio cani fino alla piazzola dove venivano bruciate prima le torce e subito dopo il crocione con l’immancabile proteste di una signora che ogni anno gettava acqua sul fuoco per limitare i danni alle finestre. Ricorda che ai primi che arrivavano veniva data qualche monetina per riconoscenza.
Poi si arriva al 1979 ultimo anno nella piazzetta, con il compianto Ernesto Celata ben coadiuvato da un gruppo di fuoriclasse, per primo aveva capito le potenzialità che questa festa poteva avere per il paese e la sua intera comunità, trasformandola così in qualcosa di più importante, arricchendo la festa prima con il cuore di San Giuseppe nella piazzola, presentando una bella scritta di W San Giuseppe nella valle della meleta e realizzando il Puccio dell’Invernacciu come lo vediamo oggi ed altre cose. La festa cresceva e di conseguenza anche il fuoco che ristretto in quella piccola piazza che non si dimostrava più sufficiente a raccoglierlo come neanche le maggiori persone che assistevano alla festa. Causa determinante che rese indispensabile cambiare luogo fu un danno causato dal fuoco alla finestra della signora delle reiterate proteste. Una scelta dolorosa per i capisottani, a tal proposito ricordo che a metà anni ’90 vecchi capisottani additarmi ancora accusandomi di avergli portato via la loro festa. Nel 1980 si spostò allora in P.zza della Repubblica, con partenza dalla Tombolina passando dentro il paese non facilmente con il crocione per le anguste vie del paese, ma presentando per la prima volta, i torciatori con vestiti e cappucci di iuta. Ma la scelta del luogo non si è dimostrata idonea all’evento, il rischio fuoco sui cavi elettrici ed il fumo trasportato con forza dai venti ha fatto sì che il tentativo non fosse replicato.
Nel 1981 come piazza della festa, fu scelta la piazza del Mercato, ma anche questa non si dimostrò una buona scelta, la cornice non ottimale offerta dalla parte nuova del paese e per il vento di tramontana che sferzando copiosamente creando problemi di fumo e di “cavugliole” hanno scoraggiato anche quei pochi spettatori presenti ed inoltre la lunghezza del percorso che partiva dalla tombolina si dimostrava troppo lungo per le torce che non offrivano sufficiente autonomia e per il crocione.
Dal 1982 Piazza Garibaldi è diventata la sua sede ufficiale, un’arena naturale e funzionale come un camino per il fuoco e fumi dell’invernacciu, unn po’ meno per le cavugliole. Per due anni è stato riproposto il Crocione, con partenza ancora dalla Tombolina si sono visti i torciatori con i cappucci neri e, nella seconda edizione un enorme crocione che ha messo a dura prova il torciatori per il passaggio delle scale della selciata che per l’innalzamento dello stesso che non è èerfettamente riuscitomolti bambini al seguito. E’ stato abbreviato il percorso dei Torciatori spostando la partenza dalla Via Cava del gradone, offrendo una visuale più suggestiva e panoramica della processione dei torciatori e dei punti fuoco lungo il percorso. Per altre due edizioni fu proposto il Crocione in questa Piazza, fu presentato un imponente crocione, portato dalla selciata ma così grande che si spezzò nell’operazione di sollevamento. Da qui in avanti sarò più preciso nella ricostruzione della sua evoluzione, in quanto organizzatori dal 1994 e protagonisti della festa, grazie ai preziosi consigli e la guida di Angelo Savelli che ci ha inculcato l’amore per questa festa. Il 1995 è stato l’anno di svolta per la Torciata e di come la vediamo oggi, da festa rionale spontanea è diventata e scelta come la tradizione popolare del paese a cui la maggior parte dei pitiglianesi partecipa e ama, attestata anche dalla partecipazione e benedizione del Vescovo della Diocesi e l’intervento del Sindaco alla festa. La prima regola che ci siamo imposti è stata quella del rispetto categorico della data del 19 marzo per la torciata che spesso veniva spostata al fine settimana, scelta accettata con ritrosia dalla vecchia guardia che non la riteneva funzionale per le presenze della gente. Abbiamo arricchito l’evento con iniziative collaterali, abbracciando più giorni di festa creando un’attrazione turistica risaltando le potenzialità che il nostro territorio può offrire, considerando le presenze e il gradimento riscontrato la scelta è stata indubbiamente positiva.
Ricordo con nostalgia il successo del primo corteo storico con la scelta scrupolosa dei figuranti pitiglianesi. Questa iniziativa ha rappresentato sicuramente la svolta decisiva e l’evoluzione più saliente della sua storia, consacrandola da festa rionale a tradizione popolare del paese. Gli spettacoli proposti nelle varie edizioni hanno spaziato da Cortei Storici con i sbandieratori a danze e duelli medioevali con Tamburini e Chiarine, spettacoli teatrali, musiche celtiche e tante altre iniziative come l’incontro storico del Conte Orsini con l’ambasciatore di Venezia, uno scambio di doni per sancire il grande legame storico che ci ha accomunato, peccato che i costumi non erano propriamente intonati ai giusti periodi storici. Nella festa abbiamo proposto per primi e ne siamo fieri le visite guidate alle Vie Cave, contribuendo così a far conoscere queste nostre meraviglie a tante turisti ed a farle riscoprire come potenzialità turistica ai nostri amministratori ed ai nuovi e vecchi pitiglianesi. La minitorciata, copia della maggiore ma composta da ragazzi fino a 11 anni e, ultimamente un coinvolgimento delle scuole elementari con loro disegni e pensieri inerenti l’evento. Con queste iniziative contiamo di assicurare un futuro alla festa, che hanno contribuito a renderla come definita da un esperto giornalista e ricercatore di tradizioni popolari, una delle più belle feste di San Giuseppe d’Italia poiché ha saputo mantenere i caratteri primordiali dei riti del fuoco dell’equinozio di primavera.
I ricordi di Rocco
Ad Enzo Giuliani
Premesso che i miei ricordi non vanno oltre il 1953, anno del trasferimento della mia famiglia a Roma. Successivamente ho frequentato Pitigliano, sporadicamente e capisotto, essendo residenza dei miei nonni e dei miei zii, la frequentavo per un saluto, in primis, al parentado e ai suoi abitanti con i quali sono sempre stato in ottimi rapporti; per me era un tuffo ai ricordi della mia infanzia, piena di giochi, libertà (controllata) e serenità. Le feste tipiche del rione Capisotto erano 2: 19 marzo – festa di San Giuseppe; 25 marzo festa dell’Annunciazione.
Le modalità dei festeggiamenti erano pressoché uguali. I Tabernacoli relativi a San Giuseppe e all’Annunciazione (S.ma Annunziata ) si trovavano a qualche km. da Pitigliano. Lungo la via cava omonima, il primo e lungo la via cava di Sovana , il secondo. Si cominciava la festa fin dalle prime ore del mattino, tutti ragazzi da 10 non oltre i 20 anni. Recandoci fino a sotto i tabernacoli, dove trovavamo canne vecchie messe lì dai vignaioli del posto per essere bruciate e quindi si accendeva il fuoco, che rimaneva accesa fino a sera, opportunamente alimentato. Sul far della sera, dopo il tramonto, in fila indiana, ognuno con il suo fascio di canne, mantenute accese nei tratti a vista dal finestrone, ci si incamminava verso la piazzola di capisotto arrivati lì fra le ali dei presenti e gli schiamazzi dei capisottani, si gettavano i fasci al centro man mano che si arrivava alimentando il gran falò e si aspettava fino allo spegnimento delle fiamme..Ripensando al tutto, si può dire che le feste dal 19 e 25 marzo erano religiose, spontanee, senza alcun tipo di organizzazione, ed erano in linea, ma diverse come modalità per il folclore, rispetto alle feste di Sant’Antonio nel ghetto; festa di San Bernardino nel corso; festa di San Rocco nella fratta. In queste 2 feste, ci si potrebbe vedere la festa della famiglia cristiana, dove San Giuseppe è marito e padre esemplare Maria è moglie e madre di Gesù. Le feste avevano anche un significato terreno, come cambio di stagione 19/3 – fine dell’inverno; 25/3 – inizio della Primavera. Inoltre le 2 feste avevano anche una valenza pratica ed utile agli agricoltori vignaioli, che si disfacevano di tutte le canne vecchie, ormai inutilizzabili, onorando il padre e la madre della Santa famiglia. La partecipazione attiva era soprattutto dai ragazzi dai 10 ai 16 anni circa. Ricordo qualche nome: Nando Bonasera, Alberto Valentini.
2019, il Convegno Nazionale “Le Notti del Fuoco in Italia” a Pitigliano
Lo scorso 17 marzo all’interno del Teatro Salvini di Pitigliano si è tenuto l’importante convegno riguardante i fuochi rituali. L’incontro è iniziato con i saluti del Sindaco di Pitigliano Gentili Giovanni e del Presidente della Promo Fi.Ter. Francesco Corti dopo i quali ha preso la parola Thora Fjeldsted dell’Università di Rotterdam e fondatrice dell’Associazione Onlus Lòm e a seguire, il Prof. Fabrizio Frascaroli dell’Università di Bologna che ha illustrato la sua dotta indagine etnografica sui riti e le feste del fuoco in Italia. Presenti i custodi e rappresentanti di cinque riti del fuoco celebrati nel Centro Italia che hanno portato la propria testimonianza, precedute dalle splendide immagini dei rituali: la ‘Ndocciata – Patrimonio d’Italia per la Tradizione di Agnone con Domenico Meo e Enzo Di Pasquo e dai portatori di ndocce del Gruppo Capammonde e Capabballe; le Farchie di Fara Filiorum Petri con il sindaco Camillo D’Onofrio nonchè Gemma De Ritis e Daniele Di Diego della Proloco; le Intusse di Itieli, Umbria, con Nicola Scassini, a rappresentare un evento in un paese che conta 80 anime; la Focarazza di Santa Caterina con il vice-sindaco del Comune di Roccalbegna Laura Zamperini; e i padroni di casa con la Torciata di Pitigliano.
Edo Galli e Giulio Bardi, che hanno offerto una panoramica sull’uso rituale del fuoco nella vicina Maremma toscana. E’ stato interessante vedere la grande diversità di saperi, contesti e situazioni che caratterizza pratiche apparentemente simili eppure, al di là di queste differenze, abbiamo potuto assistere in primo luogo al nascere di nuovi rapporti di cooperazione e amicizia che hanno gettato le basi per scambi culturali che prevedono incontri e partecipazioni reciproche ai riti ignei. Questo è stato forse il successo più grande, e la conferma che promuovere forme di unione e solidarietà tra territori anche distanti, ma che condividono storie, valori e problematiche simili, è possibile e sempre più sentito come bisogno dagli stessi attori locali che hanno dato un’esemplare prova di accoglienza e ospitalità, questo coincide con quanto affermato durante il convegno dal Sig. Domenico Meo che i paesi che hanno tradizioni del fuoco sono. E poi… si è chiuso in bellezza, godendosi in compagnia le ottime degustazioni di olio e vino nelle tipiche cantine di un borgo incantevole ed i paesaggi incantevoli di Pitigliano e dintorni visitando le monumentali Vie Cave Etrusche e, partecipando alla Torciata del 19 marzo in una serata sferzata un vento freddissimo ma piacevolissima.
Composizione Consiglio Promo.Fi.Ter
Presidente: Corti Francesco
VicePresidente: Pera Giuliano
Segretario: Clementucci Simone
Cassiere: Ciacci Morena
Torciatori: Ferri Mauro, Doganieri Luciano, Onori Federico
Consiglieri: Biserni Maurizio, Giuliani Enzo, Romani Umberto