“Molto buone”. Così Edoardo Ventimiglia, proprietario dell’azienda vitivinicola Sassotondo e presidente del Consorzio di tutela della Doc Bianco di Pitigliano, definisce le previsioni qualitative dei vini “futuri” a vendemmia appena conclusa. “Peccato per la quantità”. Aggiunge, e si tratta di un dettaglio non certo trascurabile, anzi non si tratta di un dettaglio ma di un problema con il quale occorre fare i conti.
La vendemmia 2018 nelle terre del tufo (una delle più brevi che si ricordi) insieme all’inconfondibile odore di mosto lascia sentenze precise: un prodotto grezzo con ottime prospettive per il futuro, ma poco. Un problema che si somma ai raccolti degli ultimi anni, vero tasto dolente: “Purtroppo, con le dovute differenze da zona a zona, abbiamo registrato un calo di produzione intorno al 25% rispetto all’annata 2017 che già era stata bassa rispetto alla media-racconta Ventimiglia. Più in generale possiamo affermare che le ultime tre vendemmie sono state scarse, se sommiamo insieme i quintali degli ultimi tre anni si ottiene un’annata normale secondo gli standard quantitativi previsti per la zona”. La quantità problematica è dovuta soprattutto a fattori meteorologici-“Il clima, oserei dire a tratti tropicale, come al solito ha fatto la differenza. L’eccesso idrico e l’aborto floreale primaverile spiegano in parte la bassa quantità, il resto l’ha fatto la peronospora e in alcune zone anche la grandine estiva”.
Di contro (e per fortuna) vi sono ottime prospettive per la qualità del vino che sarà: “Uva bella con ottimi valori laddove vi era se la quantità è problematica ci consoliamo con la qualità delle uve che promettono vini buoni con caratteristiche interessanti. Eleganti, saporiti e probabilmente longevi. In breve dei grandi vini vulcanici. A patto naturalmente che si sia lavorato bene in vendemmia con selezione e pulizia minuziosa dei grappoli”.